La notizia rimbalza ormai da giorni, se non mesi, sulle testate di tutto il mondo: Google Plus è morto!
Pare che i vertici di Big G abbiano preso questa decisione in seguito a problemi nella gestione della piattaforma e ai risultati ottenuti nel corso degli anni, pressoché scarsi.

Ma procediamo per ordine, in modo da comprendere tutti cosa stia realmente accadendo.

Morte di Google Plus. Non è l’unico prodotto Big G a soccombere

L’addio a Google Plus non è stato il solo per Big G, ma di sicuro il più doloroso.
Era solo il 2011 quando il gigante di Mountain View dichiarava che in poche settimane dal lancio erano già 10 milioni gli utenti di Google Plus.
Sembrava che fosse arrivata una degna risposta al dilagare di Facebook, ma ahi noi – anzi ahi Google – le premesse non sono state mantenute nel corso degli anni, visto l’utilizzo al di sotto delle aspettative del social Google Plus.

In realtà, ci sono stati anche altri tentativi da parte di Google di conquistare parte della fetta del mercato dei social, che non sono andati a buon fine. Basti pensare ai pretenziosi Google Orkut, Google Wave e Google Buzz, nati rispettivamente nel 2004, 2009 e 2010, presto finiti nel dimenticatoio. A pensare che tutti questi erano tentativi, risultati poi velleitari, di creare network e community online.

Morte di Google Plus. Per molti ma non per tutti

A partire dal 2 aprile 2019 dovremo dire addio a Google Plus. Gli account saranno disattivati, con conseguente perdita, da parte degli utenti, di foto, video e contenuti pubblicati.

Già adesso non è più possibile creare nuovi profili, pagine, community o eventi di Google+.
A dire addio a Google Plus, però, saranno “solamente” gli utenti privati. La piattaforma rimarrà attiva per gli utenti aziendali; infatti, chi ha un account Google Plus collegato alla G Suite potrà continuare a utilizzarlo.

L’obiettivo di Big G pare sia di trasformarlo in un tool dedicato a imprenditori e aziende; una sorta di network dove professionisti possano intavolare discussioni all’interno di un contesto sicuro e lontano da orecchie indiscrete.

Quali sono le cause della morte di Google Plus?

A parte le falle insite nella piattaforma Google Plus, quali la mancanza di socialità real time e il basso tasso di engagement, il declino di questo social network ha una causa molto chiara: Project Strobe, una indagine interna che ha portato alla luce problemi riguardanti l’accesso di terze parti ai dati degli utenti.
Si tratta di una falla nella sicurezza dei dati che oggi, con le disposizioni indicate nel Nuovo Regolamento Europeo Privacy (GDPR), diventa un oceano di dubbi, accuse e incertezze.

Vediamo nello specifico qual è il punto dolente: un utente si registrava su Google Plus rendendo visibili alla propria rete i dati personali inseriti. Se un altro utente di questa rete accedeva a un’APP attraverso Google Plus, molto probabilmente tale APP riusciva a risalire ai dati personali del primo utente. Molto probabilmente si tratta di un problema di cui Google era a conoscenza, ma che ha taciuto onde evitare un ingente danno di immagine.
Insomma da Big G a Bug G il passo è veramente breve!

Se Google Plus è morto, come recuperare i propri dati?

A tal proposito, Google mette a disposizione una procedura che gli utenti privati possono seguire per salvare le proprie informazioni:

  • Collegarsi alla pagina “Scarica i tuoi dati” effettuando il login
  • Selezionare i dati di interesse (per comodità sono selezionati tutti)
  • Scegliere la modalità di salvataggio (.zip, .tgz o salvataggio in cloud)
  • Scegliere la modalità di ricezione
  • Creare l’archivio